Tipografia Baffigi

Tipografia Baffigi

Restare impressi piuttosto che fare impressione, è la prima cosa che mi viene in mente quando tra le mani ho i biglietti da visita realizzati da Baffigi, vera e propria maison del lusso tipografico  fondata da Palamede Baffigi nel 1915.

Personaggio dinamico e di grande personalità, Palamede, ha accompagnato con i suoi biglietti alcuni tra i personaggi più rilevanti del ‘900.

Nella vivace Parigi degli anni Venti o nella cosmopolita New York degli anni quaranta, ovunque la sua vita è stata segnata da incontri importantissimi: in oltre mezzo secolo quest’uomo, partito giovanissimo dalla sua Castelnuovo Garfagnana, crea biglietti da visita per Coco Chanel, Hemingway, Proust e Marconi.

Tra i suoi clienti spiccano giganti dell’industria come Henry Ford o famiglie in vista quali i Guggenheim,  i Rockfeller, i Singer.

Dai racconti tramandati da coloro che l’hanno conosciuto, emerge l’uomo determinato e consapevole che le sue radici rappresentano il punto di forza della sua esistenza.

Dai tempi del signor Palamede, il futuro per la Baffigi non è mai cominciato: i macchinari manuali e la lavorazione sono rimasti gli stessi di allora, così come i biglietti che ne vengono fuori dall’antico processo di stampa, uno per uno.

Sembra impossibile da credere ma, nell’era digitale, questa realtà svolge il suo iter produttivo senza la necessità di corrente elettrica.

Vengono confezionati meticolosamente in un box di legno dal coperchio rosso ispirato alle scatole delle pistole da duello, serrato con un spago e chiuso da un piombo schiacciato. Tutto l’insieme conferisce ulteriore prestigio e un profumo secco di legno aromatico ai biglietti all’interno.

Prendendo in mano questi biglietti da visita, mi accorgo subito della loro esclusività e del peso diverso. Questo infatti è il peso della carta che nulla toglie al rilievo, ben diversa da quella di biglietti stampati a quattro colori e a pochi euro figli della tecnologia digitale.

Qui c’è il peso del lavoro eseguito a mano, portato avanti caparbiamente da persone che rifiutano la logica del risparmio e della monotonia seriale, tenendo in vita l’eredità intellettuale lasciata da Palamede Baffigi.

Qui c’è – e vi assicuro, si sente tutto – il peso dei caratteri di piombo che trasformano un comune foglio bianco in una stampa tridimensionale.

Come ogni cosa frutto del lavoro demiurgico, prendo coscienza del fatto che un biglietto non sarà mai identico all’altro; unicità che ne conferisce la stessa preziosità di un capo sartoriale.

Baffigi è un nome più che un brand, dove ogni suo membro appartiene ad una famiglia che vive d’insegnamenti e si adopera per andare avanti: il loro è un esempio di come lo stile avvicini le persone sensibili alla qualità.

In quello che potrebbe essere erroneamente considerato un semplice pezzo di carta, si nasconde invece un linguaggio non verbale fatto di gestualità.

Il biglietto da visita è uno strumento che mette in contatto le persone; un simbolo che ci presenta e ci rappresenta in ambito lavorativo e sociale.

Motivo sufficiente per prendere coscienza della traccia che lasciamo di noi.

Così come una stretta di mano salda e sicura, anche il biglietto da visita darà sufficienti parametri di giudizio empatico.

Ogni volta che mi servo dei biglietti realizzatimi dalla Tipografia Baffigi, lo faccio conscio di omaggiare il mio interlocutore con pezzo di artigianalità italiana. Una piccola opera d’arte alla quale affido il compito di presentarmi nel modo più elegante possibile.

 

Tipografia Baffigi

www.baffigi.it

info@baffigi.it